Il patrimonio culturale attualmente fruibile con tecnologie digitali e multimediali costituisce a tutti gli effetti un patrimonio cosiddetto di “Big data”. I documenti, le opere, i luoghi o i prodotti filmici e sonori, schedati, indicizzati e fruibili digitalmente sono presenti in enormi e articolate banche dati fruibili via web. Tuttavia tali dati possono rimanere sepolti e mai più ritrovati quasi più che i documenti o i libri fisici destinati a impolverarsi sugli scaffali. Eppure il web è lo strumento oggi più diffuso e utilizzato, a disposizione di tutti e apparente soluzione a ogni tipo di ricerca.

Heritage Content Management

Come fare?

Ma che cosa permette l’accesso ai dati, il ritrovamento di quello che c’è, dei big data? Cosa impedisce che rimangano nascosti e inaccessibili?

Occorre un punto di interesse, un, se così si può dire, punto di contatto tra i dati di interesse presente e i dati testimoni del passato.

Cosa fa Heritage

Heritage sviluppa modelli di esplorazione dei contenuti culturali, che a partire da database conformi agli standard internazionali di documentazione e archiviazione (ISBD(G)(A)(M) (S)(NBM) etc.; ISAD(G), ISAAR (CPF), EAD, EAC, Dublin Core, METS, e protocollo di scambio OAI) offrono una fruizione intuitiva, partecipata e modulare.

L’utente è al centro della elaborazione del modello di fruizione, la molteplicità di accesso ai contenuti e l’integrazione dei dati costituiscono le linee guida dello sviluppo dei nostri progetti.

La fruizione è arricchita da collegamenti semantici, sfruttando la disponibilità di ontologie e standard open source per una maggiore facilità e trasversalità di utilizzo.